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È ben noto quanto la musica sia sempre stata in Italia l'espressione d'arte maggiormente apprezzata e diffusa. Fatta questa premessa non è dunque casuale che anche durante il "Ventennio littorio" la musica fosse la prescelta tra le arti e divenisse privilegiato strumento di propaganda. Questa acquisita consapevolezza porterà a precise direttive che regolamenteranno e influenzeranno l'intera nazione: «Lo Stato fascista nella sua dottrina unitaria, considera l'arte l'elemento indispensabile dell'educazione delle masse». Estremamente efficace, la musica diventava uno strumento formidabile per veicolare con incisività gli slogan e i messaggi da trasmettere al maggior numero di persone, soprattutto se in combinazione con temi musicali gradevoli e riconoscibili. Il fine del volume è sicuramente quello - a quasi un secolo di distanza - di ricomporre aspetti musicali di un periodo abbastanza lungo del Novecento italiano, ma il desiderio (non troppo nascosto) è quello di ricordare quei tanti personaggi obliati dalla damnatio memoriae che con la loro creatività hanno contribuito a mantenerlo vivo e moderno.